Comitato di solidarietà alle vittime delle stragi
    ANTIGONE DELLE CITTA'
    Una cerimonia civica e teatrale per la memoria delle vittime della strage di Bologna


    Primo anno, Bologna, 1 agosto 1991

    I TESTI POETICI

       Franco Fortini: "INDIGNATIO FACIT VERSUS"
       Franco Loi: "L'ARIA E' VUOTA DI OGNI GRIDO"

    Nota su Gianni D'Elia

    Come i tre testi poetici siano stati accolti, attinti, saccheggiati, amati e respinti dagli attori, è narrato con cura nel Racconto. Qui aggiungeremo solo che a questo amore rapinoso è scampato - non sappiamo perché - il testo di Gianni D'Elia, che nessuno degli attori ha utilizzato. Per questo motivo non è finito tra i frammenti che era mio compito ridigitare al computer. Per questo motivo non figura qui.




    Franco Fortini
    INDIGNATIO FACIT VERSUS
    (1990)


    La passione contro il male non lo incalzi troppo dappresso. Indignarsi è consolarsi. L'indignato finisce nel comico. Egli si congratula con se stesso, che ha un'anima così ben fatta da scaldarsi per il bene, la giustizia e la verità.

    1

    E voi tornerete alle case con una pietra
    sul cuore come nel pugno una pietra vera.

    Senza igiene niente speranze
    senza speranze niente biglietti gratis
    senza gli ultimi trucchi
    le ultime bugie
    gli estremi
    sfrenati baci ai vermi rosei ai lombrichi alle tenie
    nei loro scannatoi delicati e rilegati in pelle d'infante
    gli agenti
    le spie
    i macrò della repubblica
    le massime autorità alla fine del congresso.
    alla fine del festival alla fine della fine.

    Anche i morti non tornano più in sogno.

    Disse l'ambasciatore al direttore del quotidiano
    Fate pure i comunisti se vi fa piacere
    noi ci occupiamo dei nostri interessi
    i nostri interessi sono basi aeroporti ministri generali
    i generali vengono sempre buoni
    fate i comunisti riempite le piazze
    di bandiere rosse di falci e martelli di poesie di commozioni
    della vostra indignazione me ne sbatto
    mi importa solo quello che sapete
    per questo mi pagano
    e poi venga a vedere la mia collezione di disegni di Delacroix.

    'Straccione laureato in improbabili università
    non mi faccia ridere' disse l'ambasciatore al ministro
    disse il ministro al sindaco
    disse il sindaco a me
    a me a te a tutti non mi faccia ridere.
    E dal portone uscirono i blindati dei carabinieri
    uscirono le camionette graticolate della polizia
    uscirono i provocatori in borghese trascinando
    i più bei cadaveri dello scorso mezzo secolo
    perché la gente vedesse e la mia verduriera (Orsola Ribetti)
    svenisse a quello spettacolo e svenuta giurasse ad alta voce
    che non aveva mai pensato neanche in sogno
    di turbare l'ordine pubblico l'orario delle sedute
    la processione delle panetterie il memorandum il recapito delle schede
    Tutti i morti a faccia in giù presto sostituiti
    da viventi
    parlanti
    sudanti
    chiavanti
    mangianti
    sniffanti
    da viventi
    studenti
    poetanti
    recitanti
    caganti
    cantanti
    votanti
    tutti i morti vivissimi immortali del niente
    più alcuni giornalisti che organizzano un dibattito
    che dibattono e votano tremila ordini del giorno al giorno
    e tremila ordini della notte di nottetempo
    tutte le rovine sono restaurate
    i cervelli lesionati seguono la via di ogni carne
    inutile distinguere le pubbliche calamità dalle pubbliche volontà
    importante è non trovarsi sulla traiettoria
    la civile città la città civile la città vile
    la vile verità
    smettiamola una buona volta questa ironia cretina
    queste gesticolazioni tragiche.

    Parla dell'amore che bisogna strappare e mangiare.
    Comanda che tempo non c'è che per sempre
    tutto se non si vince ritornerà.
    Dì come ci hanno uccisi e i nomi dei nemici.
    Tenta di persuadere. Pretendi, Interroga.

    Questa sera ho da fare
    una persona cara è molto malata
    mia cugina ha avuto un incidente d'auto
    il mio migliore amico è riuscito ad essere ammesso
    agli esami di procuratore
    caro signore
    non so se capisce che cosa significa. Chi ha avuto ha avuto
    chi ha dato ha dato i parenti delle vittime
    non avranno una lira che è una lira
    parola di papa parola di presidente parola di chiunque
    chi uccide a colpi di bombe è un patriota
    'Tornado' o valigia fa lo stesso
    chi brucia a colpi di bombe difende la civiltà
    il Papa
    l'Occidente
    gli Stati Uniti
    le concedo: anche l'Unione Sovietica
    Dante Mozart e tutti quanti
    chi non sa che cos'è la civiltà torni a casa
    prenda una enciclopedia e lo impari
    e fuori dalle balle gli estremisti
    di destra e di sinistra l'avete vista la Russia com'è finita
    la Cina l'avete vista e la Rumenia
    la Cambogia il Vietnam il Muro
    ve lo siete preso nel bocciòlo.
    E quei nostri morti
    vi guardano dal paradiso pallidissimi
    e assai sconcertati per l'altitudine, li ho visti in TV.

    Piantatela
    cercate di sparire presto da questa terra.
    Non ci deve restare nessuno neanche noi che parliamo
    o semmai il tabaccaio di Piazza De Lorenzo
    che non muore mai che vive di sugo di francobolli
    l'estate passi presto. Passi svelta la vita.

    Anche i morti non tornano più in sogno.
    Chi ricordava confonde gli amici e i nemici.
    Quando all'orfano dici: 'Ho conosciuto tuo padre'
    va via senza rispondere.

    Però: con le parole andarci piano.
    Non alzare la voce.
    Chi ha orecchi intenda.
    "Da sì lievi cagioni e desti e spenti";
    da sì lievi speranze disperati.


    2

    Il seme guasto, il sasso dei delitti.

    Questo non è grido di vittoria né grido di vinti.

    Chi vi ha detto che non si vive senza giustizia?
    Ci si vive benissimo. Me lo ha detto
    il sottosegretario all'urbanistica,
    il colonnello della Guardia Civile Vitalizia,
    lo specialista di stilistica statistica.
    meno lacrime, figli di mamme.
    Meno brividi, figli di video!».

    Chi ha detto che non si vive senza lapidi?
    Ci si vive benissimo. Me lo ha detto
    il vicepresidente della Corte delle Cortesie
    l'agente notturno dei treni rapidi
    lo specialista di balistica artistica.
    Chi ha detto che non si vive senza vivere?
    Ci si vive benissimo.
    Il peso del nostro pianeta,
    (mi disse Saverio Colletti una sera di melanconia)
    è pari a quello di tutti i viventi che da sempre lo hanno abitato.

    Non rammentate chi siamo stati, non pensate
    a noi con indulgenza.

    Abbiamo sopportate mostruose cose fra noi

    dicendole insopportabili, scrutando
    sorrisi di condiscendenza
    sul volto dei nostri assassini...

    Ascoltateci, ascoltateci, razza di vipere.
    O voi cui la miseria del presente
    impedisce di vedere quella di domani,
    che cosa urlò il profeta sotto tortura? Disse: 'Basta'? Disse: 'Confesso tutto?'
    E la ragazza dell'Italicus, mentre
    le meningi le bruciavano nel fosforo?
    E gli irakeni, avevano un'opinione?
    E i Curdi? E i Visigoti?
    Che discorsi cretini.
    Norberto
    che è stato tanto bravo
    quando aveva meno amici
    ha detto: 'La guerra è il destino dell'uomo'.
    Cittadini di Bologna, non indignatevi.
    E' tutto uno scherzo.
    Le stragi sono il destino degli uomini e delle donne
    e dei bambini e della Guardia Civile. Anche i Servizi che servono
    sono il destino dell'uomo.
    E' stato uno scherzo.
    Con tante scuse.
    Gli scolari di Baghdad decapitati
    dagli aerei militari di Casalecchio
    hanno spedito a quei nostri scolari squarciati
    quindicimila razioni di sangue viola.
    Chi le ha recapitate?
    Si sono perdute per strada?

    Ma questa poesia è troppo stupida
    neanche si fosse ai tempi di Stalingrado.

    Per ognuno di voi che sorride
    una forza smarrita ci ritorna

    Per ognuno di noi

    che ai peggiori dei nostri si fa eguale,
    vede più chiaro uno di noi, più chiaro
    intende e fa giustizia:
    di un male in sé che, come voi, lo umilia.

    Razza di vipere, state tranquilli, non dicevano nulla.
    Una volta ogni cent'anni
    uno dice che la sola necessaria
    è la guerra alla guerra. E la vince. Ma c'è subito
    chi confeziona una valigia al tritolo
    una morale al plastico
    una sintassi flessibile
    State tranquilli, giudizio finale non c'è.
    Nessuno verrà a giudicare i vivi e i morti.

    Negli anni della mia vita le vittime innocenti
    hanno coperto di corpi i continenti.

    e ogni giorno il potere squarcia e distrugge chi non

    accetta chi non acconsente chi non si consuma con

    rabbia o devozione...

    E potrei farvi piangere e saprei farvi gridare

    ma non serve al difficile lavoro che abbiamo da fare.

    Per questo queste parole non sono poesia

    se non per una rima debole che va via

    di riga in riga sibilo o memoria

    o augurio o rimorso per qualcosa che fu gloria

    o pietà per la nostra storia feroce...


    3

    Ma se vi dimenticherete di questa notte;
    se vi dimenticherete di voi stessi,
    se anche una sola parola
    di quelle che ora diciamo
    vi entrasse ora nella crema del cervello
    negli alvèoli della mente
    nella carotide delle grida che si gridano senza voce;

    e se voi nel futuro non la ricorderete
    se non ne sarete tormentati e rapiti
    come fossero non quello che sono
    il balbettio di un vecchio
    ma la musica grande
    del mondo vero;
    e farete finta di nulla
    (era tutto uno scherzo, possiamo
    andar via dalla vita senz'altre scuse e per sempre)

    allora vi dico:

    questo è il vero giudizio finale:
    dimenticare di avere voluto
    essere veri giusti eguali liberi
    e non sentirne più dolore:
    questa è la nostra condanna finale e per sempre.

    Non avrete madre né padre né mogli né figli
    né donne amanti né amici ridenti
    e al momento del bisogno
    al momento del sogno
    ultimo, vorrete ricordarla,
    la piccola verità,
    la confusa verità
    di questa nostra teatrale pietà
    per noi, per te, per questo mondo che abbiamo sporcato.

    Dicono che il mercato
    è sistema di informazione perfetto
    di quello che la gente preferisce.
    Ma quello che non sappiamo di volere
    quello che non sappiamo di vedere?
    Abita dove il mercato finisce.
    Dove le lacrime non parlano;
    Sono là, dove se ne è andato il vento
    alto altissimo su tutta l'Emilia Romagna,
    l'Italia, l'Europa, l'Oltremondo
    il vento che agli altìmetri non parla
    ma solo, la notte, a qualcuno e per sempre.


    Dunque fra poco tutto sarà compiuto
    Ogni cosa sarà ferma tra noi
    Al suo riposo come un giorno compiuto.

    Conoscerà ciascuno una cosa vera.

    E voi tornerete alle cose con una pietra
    Su cuore come nel pugno una pietra vera.

    Domani sopra i tetti il sole griderà

    le grandi opere ignude delle montagne
    E noi e voi torneremo al lavoro.


    Franco Fortini
    15 giugno 1991

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    Franco Loi
    L'ARIA E' VUOTA DI OGNI GRIDO

    CORO
    Oh quanta gente
    morta su una strada
    la storia è passata senza vedere!
    quel filo della speranza generosa
    che l'anima di un uomo
    sia più della storia!
    Oh quanta gente
    morta su una strada
    sembra aspettare
    e non aspetta più...
    E passa l'aria
    e corre lontano
    dove la gente sogna che la vita
    si tiene nascosta
    ma un giorno tornerà.

    VOCE 1
    Noi non sappiamo
    con chi parliamo,
    soltanto, sappiamo
    ciò che tormenta,
    noi, perseguitati della memoria,
    senza l'astuzia dei sapienti,
    senza la ferocia dei ricchi.
    Nascosti al mondo, siamo
    esclusi dalla vostra coscienza.

    VOCE 2
    Questo ci ferisce.
    Non il sangue, le piaghe,
    non i corpi buttati nelle piazze,
    non l'insulto del delitto!
    Ma il vostro disonore,
    l'estraneità all'orrore nostro,
    e alla vergogna.

    VOCE 3
    Non siamo a chiedere giustizia.
    Il nostro grido si leva all'orizzonte
    e diventa polvere.
    Voi, che passate tra le feste,
    con l'allegria dei cani
    tra le osa morte,
    voi siete ciechi e sordi!
    Noi la vostra ombra.

    CORO
    Qui, nelle case,
    dove le famiglie cercano,
    invano, quiete e riposo,
    nelle strade vuote d'uomini,
    annegate nei rumori,
    il dolore si spezza
    e noi entriamo nella notte...
    Ci avete spinto tra le ombre,
    noi, compagni ai morti,
    noi, che nell'antica tragedia
    eravamo ammessi nel coro,
    eravamo il coro.

    VOCE 3
    Ci fu un tempo in cui umana
    sembrava la nostra faccia,
    eroica la virtù dei vinti.
    Credevamo di spezzare le catene
    e portare in alto una luce nascosta.
    Abbiamo attraversato l'orrore:
    uomini umiliati nella fatica,
    soffocati nei gas,
    impiccati nelle strade.
    Attorno alla bocca del poeta morente
    noi compagni attendevamo il pane.

    CORO
    ra il tempo in cui respiravamo
    l'aria e bevevamo acque di fonte,
    e potevamo nasconderci nei boschi,
    fuggire all'ira dei potenti...
    Anche di questo coltiviamo la memoria.
    Perché insieme, i morti,
    e l'antica natura e le bellezza
    circondavano la nostra innocenza.

    VOCE 1
    Oh noi non siamo innocenti!
    Anche noi dimentichiamo.
    Quanta complicità nella vostra storia!
    La memoria è più corta
    della costanza e della fedeltà.
    Ci siamo vestiti di nebbia,
    abbiamo creduto alla forza delle pietre.

    VOCE 2
    Eppure cantavamo ancora.
    Eravamo le vittime, eravamo il nemico,
    ci guardavamo come uomini.
    Scampati alle bombe, usciti dai lager,
    vestiti di rabbia,
    abbiamo lottato per la fame.
    Eppure cantavamo ancora.

    VOCE 3
    Fu allora che nacque la fiducia,
    vi chiamammo amici e compagni,
    facemmo una legge dei nostri dolori,
    il vostro diritto a governare,
    voi, seduti sulle speranze nostre,
    voi, che ci avete cancellati dalla coscienza.

    CORO
    Non sono i cadaveri che tormentano,
    non l'angoscia del male.
    Ma il tradimento e lo sprezzo
    delle vittime, l'ombra
    che si spande come colera
    tra noi, uguali ai morti,
    servi della paura, stolti
    nell'aver sbagliato il fiore
    delle nostre bandiere.

    VOCE 1
    Ora non sappiamo con chi parliamo.
    Chi ascolta il grido della solitudine?
    l'agonizzare della natura?
    lo spregio della gioventù?
    l'oscurità della fatica?
    Voi, barbari,
    non appartenete più alla memoria!
    voi, ricchi, voi, potenti,
    voi, che sputate sulle facce morte,
    oh voi, dovete temere le ombre...

    CORO
    Noi, consunzione del mondo,
    consumo dei corpi e delle cose,
    noi popolo, nell'antica tragedia
    eravamo ammessi nel coro,
    eravamo sacrificio agli dei.
    Ombre fuori dal teatro,
    oggi ci aggiriamo come folli,
    non più specchio a voi, e a noi,
    come nuvole
    che attendono il vento.

    VOCE 2
    Memoria, memoria...
    Per chi? A chi?
    Il popolo sempre ha torto,
    porta nella carne la memoria...
    Noi assenti alla vostra coscienza,
    siamo gli stupori del mondo
    la forza di ogni sentimento,
    noi, le pietre scartate
    siamo la scabbia e la ricchezza
    della vita.

    CORO
    E se i ricchi sono i peggiori
    e i sapienti carogne,
    se le strade della fortuna
    sono fatte di violenza,
    come faremo agli uomini,
    senza vergogna,
    a dare speranze e belle canzoni,
    senza,
    che della vita perda il senso
    la storia?

    VOCE 3
    Viene la nuova gioventù,
    nulla rimane agli uomini,
    che la nostra vita è spezzata,
    la promessa perduta nel vento
    e la natura copre la coscienza.
    Solo lei, l'ombra dei morti non passa,
    rimane come una nuvola ferma
    pesante tra le piaghe
    dure del cielo.

    VOCE 1
    Oh sembra vana la memoria,
    puerile la fedeltà!
    Ma Dio, che troia mondo,
    che sporca umanità e che vergogna
    di noi a noi stessi, e che svuotamento,
    se la memoria è topo di fogna
    e lo scherno s'aggiunge al patimento.

    CORO
    Oh tu, gioventù,
    dolore che mai non passa,
    al fumo che trascina la sera
    sembri invecchiare senza più speranza!
    Attenta, gioventù,
    ci chiamano al piacere
    e sotto il livello della vita,
    la storia, la pietà,
    al nulla ci portano,
    tra i rock e i gridi degli stadi,
    tra sesso e televisioni,
    nel nulla ci affondano,
    là dove regna la violenza e la dimenticanza,
    nella festa,
    che prepara la strage dei vinti.

    VOCE 2
    Loro sono pietre fredde,
    sono là, aspettano,
    hanno pazienza, i morti.
    Non gridano, non fanno chiacchiere.
    Sono là, li hanno spaccati, sono il seme
    sparso nella spazzatura,
    uomini ammazzati in un giorno di gioia...
    ... loro, qui con noi, qui,
    che sognano, che guardano qui,
    che aspettano...

    VOCE 3
    Non per piangere,
    non per darci memoria.
    Mentre noi diventiamo massa,
    e attorno a noi cresce la morte
    e la bugia della droga e il fango
    dei soldi e della coscienza sporca,
    loro aspettano...

    CORO
    Ed ora l'uomo è ombra dell'ombra,
    l'aria vuota di ogni grido.
    E noi, ombre, parliamo nel silenzio
    dei poeti:
    L'amore dello stesso sole
    che in cielo va in uno svolo
    dentro al nostro cuore tace e tramonta...
    E quel grido doloroso
    nessuno lo sente
    tra levante e ponente
    nel calor luminoso...



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    Questa pagina è stata aggiornata l'ultima volta il 2 maggio 1997.