Ciao, Fantabosco!

Lettera di commiato dell'Ultimo Gnomo Fondatore a tutti i Compagni di Fiaba
27 giugno 2011


  • Il racconto di questa partenza
    in un articolo di Daniela Pinna
    sul quotidiano "L'Uniona Sarda"
    del 6 luglio 2011 (PDF 729 KB)

  • La mia ultima puntata,
    "DI FIABA IN FIABA VANNO",
    che racconta di partenze e addii,
    in onda il 22 luglio 2011
    (video MP4 139 MB, 20')

  • Le pagine di Melevisione su questo sito,
    con tutte le mie scalette e i miei copioni



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    Dopo dodici anni e più di duemila puntate, lascio la Melevisione.
    I motivi son tanti e diversi.

    Motivi endogeni, che crescevano dentro me da qualche anno. Stanchezza, ripetizione dell'invenzione, prodromi di noia, nefasta per l'autore. Circa 250 storie scritte da me con gli altri autori, circa 1500 scritte dagli altri autori con me, senza contare le molte altre centinaia di puntate "di montaggio" per i venerdì: tutte con quei dieci personaggi, quei cinque luoghi, quei tempi (sempre meno), quello stile, pur nostro e libero e originale. Stanchezza e noia, beninteso, solo e del tutto mie. Tanti maestri d'arti diverse hanno declinato in piccole varianti e con esiti felici gli stessi temi e stilemi per tutta la vita. Altri a un certo punto prendono il vento e partono per altre imprese, altre stagioni dell'arte.

    Sui motivi esogeni, che crescevano fuori di me, e forse per me più gravi, sullo stato di salubrità dell'atmosfera RAI, a cui un regno che si chiama Fantabosco non è indifferente, su tutto ciò, e altro, giova tacere qui, pubblicamente, per rispetto e infinito affetto alle mie compagne che ancora in quell'ambiente lottano e scrivono.

    Certo non è facile scendere "dalle spalle del gigante": la TV (accipigna come è vero!) magnifica e moltiplica la voce. I dieci piccoli lettori del mio primo librino di rime, "Mal di pancia calabrone", saranno pure diecimila, ventimila: ma in molte puntate di Melevisione i bambini che ascoltavano le nostre storie e le mie rime erano più di mezzo milione.
    Non è facile: ma da quel bambino scimmietta che ero so molto bene che per scendere dall'albero ci vuole la stessa maestria che occorre per salirci, anzi di più. Se si sa scendere, significa che si è saliti con le proprie forze, che non ci ha portati lassù il vento, il caso, o i privilegi. E allora, insomma, di alberi è pieno il bosco.

    È molto importante però dire una cosa: LA MELEVISIONE CONTINUA come il suo pubblico la conosce!
    Tutti siamo necessari, come si dice, e nessuno insostituibile. Il programma è stato scritto lungo tredici anni da otto autori. In ordine storico: Mela Cecchi, Bruno Tognolini, Janna Carioli, Martina Forti, Venceslao Cembalo, Luisa Mattia, Lorenza Cingoli e Lucia Franchitti. Ogni puntata viene ideata e scritta, dopo fiero esame e discussione collettiva, da un autore. Io ho scritto 244 puntate su 1754 totali (al 2011). Questi numeri parlano chiaro: il Fantabosco è opera di tutti. Compresi, e anzi spesso anteposti nel merito, il regista, gli attori, lo scenografo, i musicisti, tutti.
    Io parto ma restano a scrivere, egregiamente come hanno sempre fatto, JANNA CARIOLI, MARTINA FORTI, LUISA MATTIA, LORENZA CINGOLI e LUCIA FRANCHITTI (nota a posteriori: e MELA CECCHI, che poche settimane dopo che io scrivevo queste note rientrava come autrice alla Melevisione). E oltretutto hanno in dispensa 470 filastrocche mie da seminare nel cammino. Lascio il Fantabosco in buone mani e buone penne, parto tranquillo.

    Non ho in vista altri approdi televisivi. Né li avrò finché non si dischiuderanno spazi nuovi, spiragli di vento come quelli che hanno fatto sgusciare fuori Albero Azzurro nel 1989 e Melevisione nel 1999. E come ognuno può vedere, per ora di questi spiragli d'aria nuova e coraggiosa in TV non c'è traccia. O non per i bambini.

    Ecco dunque la LETTERA CON CUI HO ANNUNCIATO AL PARTENZA AI COMPAGNI DI FIABA, autrici, attori, produttrice esecutiva, regista, scenografo, musicisti, ragazze della struttura e della redazione, tutti. I Fiabeschi mi hanno risposto con lettere stupende. Ci siamo lasciati bene.

    Ciao, Fantabosco!



    Per Cristina Capitana, Elena Gnometta, Michela, Chicca, Cristina Gerardo.

    Per Milo, Fata Lina, Strega Varana, Lupo Lucio, Principessa Odessa, Principe Giglio, Balia Bea, Orco Manno, Orchidea, Scintilla Shirin, Vermio Malgozzo.
    E per Lorenzo, Paola, Zahira, Guido, Carlotta, Enrico, Licia, Diego, Barbara, Valentina, Riccardo.

    Per Alfredo, Maurizio, Aldo, Paolo.

    Per Mela, Janna, Martina, Venceslao, Luisa, Lorenza, Lucia.

    Cari compagni di fiaba.



    Ebbene sì, questa è una lettera d'addio.
    Dopo tredici anni e mille e settecentocinquanta puntate (ben più di duemila, coi "Gipogiornali" del sabato), l'Ultimo Gnomo Fondatore se ne va. Il prossimo anno non rinnoverò il contratto.
    Perché?
    Boh!...
    Ovviamente ci ho pensato mille volte, è da un bel po' che ne parlo con le povere Nane Autrici.
    Perché sono stanco? Sono stufo? Ho voglia di scrivere altro? Si è esaurita la spinta propulsiva?
    Che palle, che spieghe noiose. Posso dirlo con due storie che sapete?

    Re Quercia cinque anni fa ha lasciato il Fantabosco per portare la sua forza in altri regni, e per lasciare che sua figlia crescesse, frondeggiasse fuori dell'ombra della Quercia, nella libera via che l'aspettava.
    Tonio Cartonio sette anni fa ha lasciato il Fantabosco, si è trasferito a Città Laggiù, per raccontare ai bambini umani "faccia a faccia", non più dietro il vetro della Melevisione, le sue storie.
    E allora guardate qui, scorrete a balzi la pagina in giù: mi sta accadendo ciò che avevo scritto per narrare la partenza di Tonio (parlo del folletto, ovviamente, non di Danilo). Giro e cucio come un filo da imbastire la Povera Patria dalle Alpi alla Sicilia, per dire rime e storie ai bambini e ai grandi.

    Sembra incredibile come accada di scrivere storie profetiche, che poi si avverano.
    E invece non è incredibile per niente: semplicemente, le cose che scriviamo sono vere, altrimenti freghiamo i bambini. Le fiabe sono vere: "Non esser triste - diceva una mia vecchia canzone - perché ciò che tu ami... esiste".
    E se esiste, prima o poi accade.

    Insomma, quasi tutte le ragioni che vi potrei elencare - tanto ho scritto, e tanto vere erano per me le cose che ho scritto - potete andare a cercarle nelle puntate.
    La Melevisione è stata una splendida impresa, e ancora lo è. Ma i campi coltivati ogni tanto debbono essere lasciati a maggese, o cambiare coltura per rigenerarsi, e le coltivazioni intensive non fanno bene agli Gnomi Poeti.
    Io ho fondato la Melevisione con Mela Cecchi, tredici anni fa. Delle 1750 puntate che abbiamo fatto, io sono quello che ne ha scritte di più. Insomma, è il tempo di far respirare la terra: di cambiare.

    Lo so, Alfredo, che la Melevisione ora va a gonfie vele al vento. Li vedo gli attori, è evidente a chiunque che sono in stato di grazia. Ormai suonano i loro personaggi come vecchi suonatori di banjo, ridendo dentro il cuore e senza guardare le corde. Tutti: tutti gli undici rimasti, una meraviglia.
    E le notizie che arrivano dagli ascolti sono solo i giusti raccolti di questo rigoglio.
    Vado via proprio adesso, allora? Proprio quando va così bene?
    E certo! Non sarebbe da sputare in un occhio un Re che lascia il Regno nel momento della sfiga? Sono un vecchio Gnomo Poeta un po' esaltato, rovinato come Quijote dai libri d'avventura: temo più d'ogni cosa l'onta della viltà di fronte al nemico. Ma per fortuna, vedete, non c'è quel rischio: sono orgoglioso di lasciare un regno in fiorente salute. Così potrà fiorire e frondeggiare nelle nuove direzioni che lo attendono.
    E io nelle mie.

    Perché anch'io, debbo dirvi, sto benone. Forse si sente dal tono della voce.
    Re Quercia era uno dei miei personaggi preferiti (attenti fiabeschi: ho detto personaggi, non attori): insomma, uno per cui mi deliziava scrivere. Re Quercia non si sarebbe mai vantato, né quindi io mi vanterò: ma la mia via di Gnomo Poeta scintilla e promette bene. Solo scintilla in un'altra direzione da quella in cui sfolgora la vostra. Non è colpa di nessuno: a volte accade.

    Promette bene, non è detto che mantenga, vedremo. Ma per vedere bisogna andare lì.
    Se ora cavassi una pallina di Sputapallin, forse troverei scritto:
    "Perché nel futuro non vedo | Però nel futuro io vado..."
    .
    E tirandone un'altra:
    "Quando saprai che se ora cominci | Non è per niente sicuro che vinci. | Ma il sole brilla nei prati verdi: | Non è nemmeno sicuro che perdi..."
    .
    E dàgli! Queste son fiabe, Tognolini, sono solo canzonette, non la vita!
    Sbagliato. Le ho scritte io, ho scritto 470 filastrocche per la Melevisione, lo saprò bene: quelle rime sono vere, dicono cose che possono accadere.

    Alfredo, attori. Ponete cuore al copione 42, intitolato "Di fiaba in fiaba vanno". E' l'ultimo copione che ho scritto.
    Milo, quando alla fine saluti i personaggi che sono partiti, starai salutando anche me.
    Lo vedete? Scantono nelle cose commoventi, e non solo in quelle. Ecco un'altra motivazione che fa capolino: oggi ho da narrare cose diverse, preghiere forse troppo commoventi, pernacchie troppo irriverenti per la Melevisione. Devo andare a scriverle altrove, o reco disturbo a voi e danno a me.
    Cristina, che pazienza che hai avuto! Ma anche io. E non ho più l'età, né anagrafica né dell'arte, per mettere in imbarazzo voi e me, e sopra tutti la poveretta che mi deve telefonare per dire taglia, attenua, smorza, semplifica...
    E' il tempo di frondeggiare, invece: tutti quanti.

    Non starò qui a fare il Testamento del Re.
    Vi direi, Alfredo, Cristina, tutti, per la forza e il potere che avete: quando occorrerà arricchire la compagnia con nuovi attori, prendeteli bravi. Più bravi che belli, se appena potete. Più bravi che giovani. O belli e giovani, certo, purché bravi. Altrimenti, infilati lì fra voi, Vecchi Lupi Fiabeschi, faranno la vignetta "trova l'elemento che non c'entra" della Settimana Enigmistica, livello zero-tre. Perché i nostri bambini non sono target, audience, materia da plasmare, sono migliori di come la TV li vede e li rappresenta. Sono intenditori, riconoscono la maestria quando la vedono: meritano attori veri.

    Vi direi, non prendete bambini: siete bravi, non ne avete bisogno. Siete voi che dovete narrare storie a loro, è sempre stato un mestiere degli adulti, attori o autori che siano. Ed è un mestiere difficile, si capisce che a volte si tenda a scappare, infilando scorciatoie, prendendo mascotte. Ma non voi! Lo ripeto: non ne avete bisogno.

    Vi direi, vi direi, vi direi...
    Ma forse non serve, anzi, rischia l'effetto contrario. Il compito di chi resta è smontare e confutare - e nell'atto stesso, misteriosamente, forse confermare - i mandati di chi è partito. E il compito di chi parte è cercare spazio per far fiorire le sue convinzioni altrove. Lasciando spazio perché chi resta sviluppi le proprie.

    Ultima cosa, importante: non c'entra nulla la nuova direzione, la nuova casa di Rai Yoyo, in questa mia scelta.
    Scriverò un'altra lettera, più sobria, a Noferi e a Donatella, per spiegarglielo chiaro.
    E' solo un caso, doveva accadere ora.

    E allora accada e basta, che vi ho già sfondato le pigne oltre misura.
    Non mi aspetto che mi rispondiate, mi raccomando. Lo scribantino (quello vero) sono io, grafomane per mestiere e per amore.
    Se proprio volete, un "ciao Bruno" basterà. Altrimenti nulla, una bella pigna di niente, farà lo stesso.
    Il vero saluto sarà nelle vostre puntate future, nel lavoro che resta.
    Allora buon lavoro.

    Buongiorno giorno, buon sole sole, e buonapigna a tutti.

    Bruno Tognolini



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    Questa pagina è stata creata il 2 luglio 2011, e aggiornata il 8 dicembre 2014


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