Bruno Tognolini
GUANCE CILIEGINE
Racconto sulla timidezza

Firenze, Giunti, maggio 2007
Illustrazioni di PIA VALENTINIS






Il libro può essere acquistato online presso


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Nella primavera del 2007 Elisa Prati progettò e propose alla Giunti una nuova collana a tema sulle emozioni. Diverse emozioni furono affidate a diversi autori, e a me venne proposta la timidezza. Felicissimo della compagnia per le illustrazioni di Pia Valentinis, mia vecchia amica e compagna di belle prove, scrissi e consegnai questo racconto. Avevo conosciuto da poco Mino Milani ed ero del suo viso e della sua persona così entusiasta che volli azzardare un omaggio inusuale: un racconto fantastico per bambini che accoglie come personaggio uno scrittore per bambini vero e vivente.
La collana progettata, per volontà dell'editore, andò poi a monte prima di nascere, ma il libro piacque e fu pubblicato in un'altra collana.
Ne do qui sotto il solito assaggio di testo e figure, rimandando alla libreria per la lettura integrale.





Io mi chiamo Josephine.
Ecco, son già arrossita. Ma tanto lo sapevo, andiamo avanti.
Io mi chiamo Josephine, ma non ne ho colpa.
Mio papà adorava la sua nonna Giuseppina e voleva che mi chiamassi come lei. Mia mamma ha vissuto tre anni a Parigi e voleva per me un nome francese. E così si son messi d'accordo: Josephine. Meglio che Giuseppina, d'accordo, ma peggio che Nancy, Maristella, Geraldina, Rigoberta e Salomé, che sono i miei cinque nomi preferiti. E anche i miei nomi segreti, quelli con cui mi saluta Zio Cielo, da quando mi conosce.
Adesso ho nove anni e sono grande, ma prima quando ero piccola, l'anno scorso, ero una bambina molto timida e arrossivo. Ora sono cresciuta e son guarita. Son timida ancora e ancora arrossisco, però adesso è diverso perché... Be', non son capace di spiegarlo, io, il perché; e allora è meglio che lo racconto. Racconto tutto dall'inizio, da quando ero piccola, tanto è solo poco fa e faccio in fretta.







Quando ero piccola ero piccola davvero, un misero uccellino derelitto, spennacchiato, infreddolito, spaventato e coda in giù. Non so se ero davvero così, ma così mi sentivo. Questo era ciò che vedevo guardando allo specchio: un uccellino derelitto e tutto il resto. I grandi, loro invece erano cervi, cavalli, struzzi, cammelli, giraffe! Così grandi e magnifici camminando per casa, uscendo per strada, passeggiando nelle piazze con le teste su nel cielo e quel bel passo, salutando gli amici che incontrano, giraffe e cammelli anche loro, e poi guardandomi da quelle altitudini e dicendo con voci di elefanti:
"Di' buongiorno al signore, Josephine!"
E lì iniziavano i dolori, per via degli occhi.
Dovete sapere che il mondo, quando si è piccoli e uccellini derelitti, è pieno di occhi. Non due, che due li posso contare, li posso guardare quando son con la mamma, col fratellino, col mio cane: ma mille più mille più due. Occhi pronti a sgridare il vigile urbano, occhi che mettono voti la maestra, occhi due per ciascuno i compagni di classe, pronti a guardare storto o prendere in giro; occhi il bidello che guardano cosa fai, occhi la portinaia che guardano dove vai, occhi il barista che chiedono cosa vuoi, occhi il guidatore del bus e occhi il bus! Occhi a faro le macchine, occhi verdi e rossi i semafori, un occhio solo le moto, occhi a migliaia le finestre delle case, con le ciglia delle serrande bene alzate. E tutti questi mille occhi spalancati, più due, i due ridenti dell'amico del papà, ora guardano giù in basso, dove c'è un misero uccellino derelitto, spennacchiato, infreddolito, spaventato e coda in giù, che adesso deve fare il suo dovere: "Di' buongiorno al signore, Josephine!"
Tutti guardano perché vogliono vedere come lo dico.
Ma mi domando: non avete altro da fare, la mattina, che guardare fisso un misero piccolo passero che deve dire il suo buongiorno? Tanto lo sapete già, cosa accadrà. WOOOSHHH! Onda rossa che sale dal cuore di passero grigio, su dal petto, poi su per il collo, e poi... FLASHHH! Fiorisce nella faccia che arrossisce, papavero pomodoro peperone, pompieri stupidi correte a più non posso: c'è un passero che diventa pettirosso!







"Ah! Ah! Ah!" ridono i Grandi Cammelli generosi, "Sei un po' timida, tesoro?"
Guance rosse che scottano come stufette, mani che si stringono una con l'altra per tenermi salda, occhi che si chinano per cercare buchi in terra, piedi che strisciano per scavarli e scomparire.
"Ah! Ah! Ah! Che tesoro!", "Ah! Ah! Ah!"
Allora. A me piacciono i libri, mi son sempre piaciuti.
Quando li apro e vedo quelle loro facce, bianche con righe nere di racconto o colorate e fiammeggianti di figure, di fronte a quelle io non arrossisco. Le apro, mi guardano: e non divento rossa. E senza che nessuno me lo chieda, ogni volta, a bassa voce o col pensiero, dico: "Buongiorno, signor libro!" E lui risponde: "Buongiorno, Josephine!"
E allora prendo il salto, parto e volo, leggo e guardo le storie e le figure, viaggio nei prati delle fattorie, o nei mari con le vele, o nelle nevi con le slitte o nella jungla, dove incontro oranghi e trichechi e campioni e sceriffi e pirati, con tanto di bandiera con le ossa.
E non divento rossa.
Quindi si può immaginare la mia emozione il giorno che a scuola c'è stato l'incontro col famoso scrittore per bambini Mino Milani, venuto da Piacenza.
Io ho letto sei dei suoi libri, e quattro ce li ho. Li avevo preparati sul mio tavolo, bene in pila dal più grande al più piccolo, dal pomeriggio del giorno prima. È passato in qualche modo il pomeriggio, è arrivata la sera, è arrivata la notte, però il sonno no. Vegliavo, mi rivoltavo per il letto, mi immaginavo di guardare finalmente la faccia sconosciuta dello scrittore autore di quei libri, che conoscevo come il mio cuscino: e sul cuscino la mia faccia era già rossa. Ma come, mi dicevo: davanti ai suoi libri non diventi rossa, e davanti a lui sì?
Il papà, col suo alto sorriso, nel chinarsi dalle cime dei palmizi per darmi il bacio prima di uscire, si è raccomandato: fagli firmare i libri. La mamma, abbracciandomi come una mamma scimpanzé all'ingresso di scuola, mi ha ripetuto: fagli firmare i libri. E io mi chiedevo in silenzio quante diverse sfumature del rosso da faccia esistono al mondo.
L'incontro è stato bello e strepitoso. Mino Milani è un bellissimo vecchio signore alto e raggiante, con due occhi azzurri così accesi e così azzurri che ho pensato di diventare azzurra anch'io. Non arrossire, finalmente: azzurrire!
Io ridevo col cuore e con la bocca, quando parlava dei libri e del mondo guardando gli altri; ma se i suoi occhi azzurrissimi e raggianti si posavano per un istante su di me, io mi giravo dall'altra parte. Perché ero troppo spaventata e troppo contenta, avevo spavento che la troppa contentezza traboccasse dal cuore come latte che bolle e va sul fuoco, e tutti gli occhi che c'erano intorno la vedessero, e mi facessero piangere e arrossire.
Io credo che lui se ne accorse.
Infatti, quando l'incontro fu finito, i miei compagni corsero in folla a spintonarsi davanti al tavolo per fargli firmare di tutto: diari aperti nel giorno di oggi, diari aperti in un giorno qualunque, diari aperti nel giorno del loro compleanno con la richiesta di scrivere gli auguri, fogli interi stracciati dal quaderno, fogli stracciati e divisi in tocchettini per gli amici e le sorelle e i cugini, addirittura fazzoletti di carta, e nemmeno puliti. Solo io, che avevo quattro veri libri suoi e morivo dalla voglia di farli firmare, restavo muta inchiodata sulla sedia come un passero che ha messo le radici. Lui allora mi guardò e mi sorrise, e guardò la maestra, e la maestra disse: "Ha quattro libri ", e Mino Milani disse: "Vieni qui"
Andai lì, rossa come un pettirosso che ha esagerato col vino rosso, con gli occhi che studiavano la terra e la zampina che tentava di scavarla. Solo la mano fu coraggiosa e mise i quattro libri sul suo tavolo. Mino Milani li prese, li aprì, li studiò, li toccò, li annusò, poi disse: "Io non ti metto ancora nessuna firma. Questi son libri adorati, si vede benissimo. E l'onore di metter la firma su libri adorati dal loro lettore, lo scrittore se lo deve guadagnare. Vieni, ti porterò a fare tre viaggi"








 

Per sapere di questi tre viaggi, e di come, se non fecero passare la timidezza di Josephine, la resero tanto sopportabile da parere che fosse passata, occorrerà comperare il libro. In libreria o presso...




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Questa pagina è stata creata il 31 luglio 2007


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