Pinocchio corre,
Gesù centometrista,
nel belpaesaggio dell'Italia liberista.
Più veloce della vista e della voce,
più veloce del sogno e del disgusto,
battibaleno,
fuori misura,
più che giusto
e più che va. Idiota mercuriale,
colpo partito accidentalmente,
e non lo ferma niente:
non lo arrestano i gendarmi impennacchiati,
non lo tengono i centri handicappati,
non collide con gli elettroni accelerati.
Lui che è figlio di tronchi, è Cristo e croce:
non può essere nemmeno crocifisso.
Ma via che va, a pelo dell'abisso,
sotto il cielo oggettivo del mercato:
è già partito dove è già arrivato,
è già lontano dove non c'è più.
Perché è Gesù.
Perché il suo cuore di somarello corridore
o corre o muore.
E correrà finché c'è posto,
finché ci sono chilometri rimasti.
Dopo, si pianterà nel nostro cuore.

A fare guasti.
 
 
 
 
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