Bruno Tognolini
RIME QUARTINE
Disegni di ALESSANDRO SANNA


CARLO GALUCCI EDITORE, ottobre 2021
Brossura 14x19cm, 106 pag.colori, € 9,90





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di Bruno Tognolini

Cominciano le cento filastrocche finestrine
Che aprono l'incanto di quadretti di quartine
Ti mostrano soltanto stupidine cose a caso
Le meraviglie che hai davanti al naso


La luna, il frigo, i sogni, la mano, la pizza...
Quante sono le cose del mondo? Millanta milioni?
E sono tutte brave a fare il mondo: non la meritano tutte una poesia? Va bene, ma piccolina, una quartina. Cominciamo con le prime cento.


Racconti dell'autore
  • Quartine bestioline poverine
  • Finestrine, figurine, bigliettini
  • Il titolo ai voti
  • Le cose sparpagliate
  • Alessandro Sanna

  • Dieci assaggi
  • Il frigo
  • Le bambole
  • I sogni
  • La stupidera
  • Il silenzio colorato
  • La lingua
  • I peluche
  • Il futuro
  • Le cose
  • Fine senza fine





  • L'intera copertina 'spianata'.







    RACCONTI DELL'AUTORE


    Quartine bestioline poverine "A mi da pònnes una battorìna?". Mi suona nella memoria questa frase sarda: me la metti una quartina? Cioè: me la metti giù, me la fai, me la canti? Quattro in sardo si dice "bàttoro", la "battorina" quindi è la quartina. Ed è già bellissimo il verbo: "me la metti", mettere. Fa pensare a un atto fisico, materiale, qualcosa che si fa e si mette. Le quartine, e tutte le altre poesie sono così: un atto umano che si fa e poi si mette lì per gli altri.

    E poiché i greci antichi i versi li chiamavano "piedi", perché battevano il piede in terra per scandirli, la quartina che ha quattro versi ha quattro piedi. La forma posturale più potente, più efficace per stare ritti e camminare, meglio di noialtri bipedi squilibrati. La quartina dunque è un quadrupede, una bestiola. Limitata, poverina, arriva solo fin lì. Lo dice anche la numero cinquanta, nell'esatta metà di questo libro.

    Io sono solo una quartina, ho quattro versi
    Che appena appena cominciati son già persi
    E devo dire qualcosina in fretta in fretta
    Se non ci riesco, poverina poveretta

    La sfida infatti è quella: dire qualcosa di compiuto, di bastante e se possibile di bello in quattro soli versi. Mentre le ultime rime che ho scritto, per RIME BUIE e altri libri che usciranno (e che qui non dico), di versi ne contano a volte venti o trenta e anche più. Ma coraggio, ci proviamo, quattro versi basteranno. I proverbi ci riescono benissimo in uno solo.
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    Finestrine, figurine, bigliettini E dire cosa? Quello che dicono le "battorine" sarde, che possono avere per tema ogni cosa: dire il mondo, le cose del mondo. E perché? Se lo domanda la quarta di copertina del libro: "Quante sono le cose del mondo? Millanta milioni? E sono tutte brave a fare il mondo: non la meritano tutte una poesia?". Certo che la meritano e allora ecco, ci proviamo. Apriamo la finestra, guardiamo fuori le cose nella luce del mondo, e scriviamo per ognuna una quartina. Così proclama la numero zero, intitolata "Inizio", già citata in cima a questa pagina:

    Cominciano le cento filastrocche finestrine
    Che aprono l'incanto di quadretti di quartine
    Ti mostrano soltanto stupidine cose a caso
    Le meraviglie che hai davanti al naso

    Dunque queste quartine son finestrine, da aprire ogni giorno per guardare e dire in versi una cosa. Come, mi veniva da pensare, le finestrine del Calendario dell'Avvento, che si aprono una al giorno fino a Natale. E infatti ho dato di queste cento quartine un'anteprima su Facebook, con ben venticinque "Filastrocche Finestrine dell'Avvento", da aprire a partire dall'1 dicembre del 2020 fino al 25 (ecco la prima Finestrina, qui nella Pagina e qui nel Profilo).

    E poi forse sono anche figurine, mi veniva da pensare: e mi ero addirittura chiesto se si potesse allestire (ma era solo un pensiero editoriale giocoso) un libro-collezione: con le classiche bustine da quattro, da comprare in edicola come quando ero bambino, e l'album per "collect them all!", collezionarle tutte. E quello era il libro. Con tanto di doppie e rare e scambi. Ma sarà per un'altra volta.

    E infine forse sono anche bigliettini, come quelli della fortuna che la scimmietta o il pappagallo del suonatore di organetto consegnava ai passanti nei trivi, nei tempi lontani; e che oggi troviamo nei biscottini cavi dei ristoranti cinesi, o nei Baci Perugina.

    Questo colore di narrazione frammentaria del mondo, di "Cenni sull'universo" estratti a caso, di oracolo aleatorio in puzzle mi incantava. Potevano forse esser lette così, le cento quartine? Ma poi pensavo: sono solo canzonette. Possono vivere in tutte queste forme, in tutti questi posti, e invece ecco, sono tutte in un libro. Che dato il mio mestiere è casa loro.
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    Il titolo ai voti Dunque in un libro. E con che titolo? Qui mi è spuntato frondeggiando un bel dilemma. Me ne piacevano due: RIME QUARTINE e CENTO QUARTINE.

    RIME QUARTINE mi piaceva perché portava ben in vista uno stendardo della mia lunga via di rimatore. Rima Rimani, Rime di Rabbia, Rime Raminghe, Rime Rimedio, Rime Chiaroscure, Rime Indovinelle, Rime Piccoline...: insomma, "Rime" è ormai quasi un marchio di fabbrica. Ma era anche locuzione più poetica e più alata.

    CENTO QUARTINE mi piaceva perché dichiarava la quantità, esaltava la profusione, diceva contento che erano cento, ed era un bel vanto. Cento è numero magico, iperbolico, ma anche vero: erano cento davvero! Era un titolo pratico: assicurava il lettore avido (o magari avaro) che con quel libro (e con quella spesa) avrebbe avuto da legger versi per un bel po'.

    Insomma, pensa e ripensa, chiedi e richiedi consiglio agli amici, non sapevo decidermi. Allora ho pensato di lanciare una specie di consulto sul Profilo e la Pagina Facebook, dove passano tanti miei lettori (dovrei dire lettrici): di chiedere aiuto a loro. E così ho fatto. Ho annunciato l'uscita del libro, l'ho introdotto con la quartina d'inizio, ho proposto i due titoli e ho chiesto consiglio nella scelta fra loro. Bene, mi sono arrivati oltre 2000 "voti" (per l'esattezza 1096 nella Pagina e 1053 nel Profilo).

    Non son stato lì a fare lo spoglio esatto di questi "voti" - i commenti che sotto quei post indicavano le scelte delle lettrici. Ma non c'è stata gara: RIME QUARTINE prevaleva in enorme misura, circa otto o nove commenti su dieci. In un post di qualche giorno dopo, per ringraziare e spiegare meglio, ho scritto così:
    "Era un vero canonico dilemma, due piatti di bilancia in perfetto equilibrio fermo (da due giorni, mannaggia!): RIME QUARTINE e CENTO QUARTINE. E allora ecco, Facebook: che si renda utile, come carta che porta consiglio, non come vetro di vetrina (pure umana) vanitosa. Ciò che chiedevo non era un sondaggio, e tantomeno un 'focus group', come quelli che si propinano al 'consumer' prima di lanciare un 'product'. Mi serviva soltanto una spada o una piuma per sbilanciare quei due dannati piatti fermi".

    Il popolo dei lettori aveva parlato, il piatto s'era sbilanciato, il titolo del libro era deciso.
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    Le cose sparpagliate Le filastrocche di Rima Rimani son divise in capitoli, con bei titoli scovati fra i loro versi da Donatella Ziliotto: Un filo brilla fra le parole (rime e storie), Il posto in terra più simile al cielo (posti del mondo), Non col sangue, col latte (atti e sentimenti), e così via. Le Filastrocche della Melevisione sono divise in capitoli, senza la Ziliotto più semplicemente Rime della natura, Rime del corpo, Rime di cose e persone, di pensiero e sapienza, di riso a pianto, e così via.

    Con gli anni ho imparato che questo rassicura i lettori, soprattutto le lettrici maestre: come trovarsi di nuovo in un centro abitato, con le sue vie (i capitoli), le sue case (le filastrocche) e uno stradario in mano (l'indice), dopo esser state magari in un bosco intricato. E lo capisco: una buona mappa in mano aiuta sempre. Gli editori si mostravano impauriti (soprattutto agli inizi, quando il cognome non bastava a tranquillizzarli) davanti a un libro di poesie e basta: non "di rabbia", non "per il mal di pancia", non "indovinelli", solo poesie, sul mondo. E mi chiedevano di dividerle in capitoli.

    Questa volta son passato zitto zitto, in punta di piedi, e ce l'ho fatta: Gallucci non mi ha visto, o generosamente ha fatto finta, il libro ormai è stampato, e senza capitoli! Quelle cento quartine parlano eccome di cose ben sistemabili in cassetti e sezioni: sentimenti, luoghi, mestieri, parti del corpo, attività, affetti... Ma sono rimaste tutte sparpagliate. Come sono nella vita, quando si apre la finestra e si guarda fuori.

    So che il lettore sfaccendato le apprezzerà, perché a ogni pagina che gira dopo LA LEGGEREZZA non c'è L'ATTESA, e poi LA SPERANZA, e poi LA CATTIVERIA, tutte in fila nei ranghi per tema, ma magari IL FRIGORIFERO, e poi IL GATTO, e poi NIENTE DA DIRE, e poi LE PASTE, e poi LA STUPIDERA. Non è più divertente? Più come nella vita?

    E anche la lettrice affacendata, per esempio la maestra, che nobilmente cerca (e io non finirò mai di esserle grato) nell'indice del libro, saggiamente diviso per temi, qualche rima adatta al lavoro di oggi: anche lei forse stavolta, per una volta, dovrà puntare il dito a mosca cieca, e magari le verrà fuori una quartina che dà il via a un nuovo e inatteso lavoro di oggi, una nuova cosa da capire e gioire e imparare, anziché accodarsi come esempio, come rima finale, al lavoro che era in programma. Mi perdonate, maestre?
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    Alessandro Sanna Non c'è molto altro da dire su questi versi. Molto invece ci sarebbe da dire sulle figure. Io non sono in grado di farlo per bene, non ho sapienza di critica figurativa. Ma ho sapienza d'amicizia, e amicizia nell'arte, e di quella brevemente parlerò.

    Con Alessandro ci conosciamo da anni, anni prima della prima opera insieme, Nidi di note. Vicende simmetriche, oltre che stima e istintiva empatia, ci avevano già intrigati uno con l'altro. Per esempio: lui lombardo mantovano con cognome sardo, io sardo cagliaritano con cognome lombardo; e tutti e due con un rapporto dispettoso con la lingua detta, che fa tacita appartenenza e compagnia. Chiacchiere su vicende estranee all'arte, del tutto personali, e che tali resteranno, hanno scandito la nostra conoscenza ancor prima e durante le tre opere costruite insieme.

    NIDI DI NOTE (Un cammino in dieci passi verso la musica, Libro + CD audio, Gallucci), è stata la prima opera con lui, condivisa con Sonia Peana e Paolo Fresu nel 2012. Per un anno abbiamo portato insieme in diversi luoghi e contesti d'Italia una bella presentazione di questo libro, con la musica dal vivo di Paolo e Sonia, il live painting di Alessandro e le mie letture di storie e rime. È stata la buona occasione per conoscere la scintillante bravura, oltre che sui libri fatti e finiti anche dal vivo, di quel mio amico di chiacchiere di vita.

    È seguito FALARIA (Poemetto e concerto e tavole d'arte sulla creazione puerile del mondo, inedito), costruito negli ultimi mesi del 2019 con Elisabetta Garilli e il suo Atelier, e andato in scena al Teatro Ristori di Verona il 12 gennaio 2020. E purtroppo finito lì: doveva seguire un libro, che avrebbe raccolto le figure di Alessadro, le mie fiabe e i miei versi, e le musiche dell'ensemble di Elisabetta: ma queste ultime non c'erano, non era stato possibile registrarle, e forse per questo o forse per altri motivi la bella opera è finita e forse spirata lì.

    Ed eccoci alla terza, le RIME QUARTINE. E lì la scintilla ha infine raggiunto le polveri. Non ho cercato io Alessandro: un ritegno d'amico nel chiedere, e la piena coscienza (d'amico anche quella) delle mille opere su cui è sempre chino, e dei motivi per cui lo è, mi hanno sempre trattenuto dal fargli proposte. Però da tanti anni ci promettevamo, prima o poi, un'opera insieme, io e lui da soli, senza musiche o complicate produzioni: insomma, un bel libro. È stato Carlo Gallucci - onore al merito - a cercarlo, parlargli, mandargli le cento quartine, convincerlo. Ma forse le stesse quartine hanno fatto una buona parte nella persuasione.

    Alessandro mi ha prodigato su queste poesie parole e giudizi che sarebbe poco elegante riportare. Posso dire però che, nella prima telefonata, mi ha detto che doveva mettersi subito a disegnare su quelle rime, anche se aveva altri lavori sottomano, da quella stessa notte. E farne tante, perché erano tante, una ogni tanto. E le ha fatte. E come quei suoi gesti di pennello, quelle figure sghembe e sbruffone e ferventi adesso sulle pagine completino, esplodano, commentino, sbilancino, rilancino e in poche parole letteralemente illustrino, cioè rendano luminose quelle rime, ognuno lo vedrà sfogliando il libro.
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    DIECI ASSAGGI

    Dieci Rime Quartine con la loro illustrazione, dieci tavole del libro. A mia scelta, e la scelta non è facile.

    Ne regaliamo dieci, con tutte le lo loro tavole. Sono tante, io e l'editore siamo generosi.
    In cambio vorrei chiedere ai visitatori, se per caso qualcuna piace, e copiano e incollano e portano a casa o a scuola, un gesto di gentilezza e correttezza: citate sempre il libro e l'editore. Sotto la quartina presa in dono, scrivete sempre
    :
    "Da RIME QUARTINE, di Bruno Tognolini, Gallucci Editore".




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    Questa pagina è stata creata il 30 settembre 2021 e aggiornata l'ultima volta il 30 settembre 2021


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